Inoltre sono in corso delle perquisizioni della stessa gendarmeria, che è un corpo nazionale con funzioni di polizia militare, negli uffici dell'esecutivo di Barcellona. A riferirlo un portavoce della Generalitat: "Sono entrati nei dipartimenti Affari economici, Esteri e della Presidenza dell'esecutivo regionale".
La Guardia Civil ha perquisito anche gli edifici dell'ufficio delle Entrate, del Welfare e del Centro Telecomunicazioni regionale, mentre ieri gli agenti avevano perquisito una società di posta privata, sequestrando l'80 per cento delle notifiche di convocazione ai seggi referendari destinate agli elettori in vista del voto del primo ottobre. Sono state inoltre sequestrate dieci milioni di tessere elettorali.
Il Barcellona, squadra simbolo dell'identità catalana, prende posizione sulle tensioni che stanno scuotendo la Catalogna. Dopo l'arresto di 14 ministri locali da parte della Guardia Civil per il loro sospetto ruolo nell'organizzazione del referendum sull'indipendenza previsto per il primo ottobre il club blaugrana ha rilasciato un comunicato. "Sulla scia degli eventi che si sono verificati nei giorni scorsi e, in particolare, oggi, per quanto riguarda l'attuale situazione politica in Catalogna, il Barcellona, rimanendo fedele al suo impegno storico nella difesa della nazione, alla democrazia, alla libertà di espressione e dell'autodeterminazione, condanna ogni atto che possa ostacolare l'esercizio libero di questi diritti", si legge. Pertanto il club "esprime pubblicamente il suo sostegno a tutte le persone, le entità e le istituzioni che lavorano per garantire questi diritti". "Il Barcellona, nel rispetto del suo vasto assetto, continuerà a sostenere la volontà della maggioranza dei cittadini catalani e lo farà in modo civile, pacifico ed esemplare", conclude la nota. Nonostante sia una delle grandi squadre globali e abbia tifosi in tutto il mondo il Barça è legato a doppio filo al nazionalismo catalano, di cui si è fatto vessillo negli anni del franchismo. Nell'ottobre 2014, durante il mandato dell'attuale presidente Josep Maria Bartomeu, il Barça si è pronunciato in favore del "diritto di decidere" sul futuro della Catalogna. A maggio il club ha aderito al "patto nazionale per il referendum", lanciato con l'obiettivo di negoziare con Madrid la tenta della consultazione popolare. L'Uefa negli ultimi mesi ha sanzionato a ripetizione la squadra per lo spiegamento di striscioni indipendentisti al Camp Nou. LEGGI L'ARTICOLO - SPECIALE SUPER 8: Le due anime della Catalogna
Dopo gli arresti, davanti alla Generalitat si sono radunate centinaia di persone per protestare contro l'azione dei militari. La manifestazione è tuttora in corso, con striscioni e cori contro le "forze di occupazione". Si sono registrati momenti di tensione tra gli indipendentisti e la Guardia Civil. Le persone che protestano hanno cercato di bloccare gli agenti che stavano cercando di scortare uno dei dirigenti dell'amministrazione arrestati nel blitz di questa mattina. Non ci sono, al momento, né feriti né fermati.
Nel pomeriggio alcune unità antisommossa della polizia hanno preso posizione davanti alla sede del partito indipendentista di sinistra Cup a Barcellona. Secondo El Periodico online sarebbero in attesa di un ordine giudiziario per entrare. Su Twitter il partito antisistema ha reso noto di avere tolto dalla sede e "distribuito in tutto il Paese" il materiale elettorale per il referendum del primo ottobre, dichiarato "illegale" da Madrid.
· LE REAZIONI
Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, parlando nell'aula del Congresso dei deputati spagnolo, difende la decisione dell'esecutivo: "Il governo tutela i diritti di tutti gli spagnoli", ha dichiarato in Parlamento, "i giudici si sono espressi contro il referendum, come democrazia abbiamo l'obbligo di far rispettare la sentenza". In aula, a Rajoy si è duramente contrapposto il dirigente della sinistra repubblicana catalana Gabriel Rufian: "Tolga le sue sporche mani dalla Catalogna" gli ha intimato. Madrid ha incassato il sostegno della cancelliera tedesca Angela Merkel: "Abbiamo a cuore la stabilità di un partner così vicino".
Arresti in Catalogna, Rajoy: "Il governo sta facendo il suo dovere"
Il presidente della Catalogna Carles Puigdemont ha convocato una riunione d'urgenza del governo locale. Presente anche l'ex presidente Artur Mas. "E' stata sospesa la democrazia, il governo spagnolo ha oltrepassato la linea rossa" e "si è convertito in una vergogna antidemocratica", ha detto Puigdemont, il quale ha confermato che il primo ottobre il referendum sulla indipendenza si farà e ha chiamato i cittadini catalani a "dare una risposta ferma, con un'atteggiamento civile e pacifico".
Su Twitter ha risposto all'arresto del suo braccio destro il vicepresidente catalano, Oriol Junqueras: "Stanno attaccando le istituzioni di questo Paese, quindi i cittadini. Non lo permetteremo".
La sindaca di Barcellona Ada Colau ha definito "scandaloso" quanto sta succedendo in città: "È uno scandalo democratico che si perquisiscano le istituzioni e si arrestino cariche pubbliche per motivi politici. Difendiamo le istituzioni catalane".
Il blitz contro le istituzioni catalane ha provocato la dura reazione anche di Podemos: "E' una vergogna" ha detto il segretario Pablo Iglesias, "in Spagna tornano a esserci detenuti politici".
LE DUE ANIME DELLA CATALOGNA - LO SPECIALE SUPER 8
· I PRECEDENTI
Questa è solo l'ultima delle azioni intraprese da Madrid per impedire il referendum d'indipendenza previsto per il primo di ottobre. L'ultima era stata il blocco dei fondi federali di Madrid, per evitare che soldi pubblici venissero utilizzati per un referendum considerato illegale e anticostituzionale dal governo centrale.
Nei giorni scorsi Puigdemont aveva firmato il decreto per convocare la consultazione popolare. Su richiesta del governo spagnolo, la Corte costituzionale ne aveva sospeso l'efficacia: Madrid considera illegale il referendum e ha fatto capire che non terrà conto dell'esito di una pronuncia che potrebbe minacciare l'unità e l'indivisibiltà del paese, sancite dalla Costituzione spagnola.
Oltre 700 sindaci della Catalogna hanno aderito al corteo di Barcellona per contestare la linea del governo di Madrid che osteggia il referendum per l'indipendenza. Le autorità spagnole hanno dichiarato illegale la consultazionedel primo ottobre e avvertito i sindaci che non possono offrire disponibilità di edifici pubblici. Ma la risposta catalana è arrivata con la manifestazione, guidata dal presidente regionale Carles Puigdemont e dal sindaco di Barcellona Ada Colau, nella quale si contesta la "repressione" di Madrid. I sindaci hanno sfilato gridando all'unisono lo slogan "Noi voteremo"
Circa 700 sindaci catalani su 948 hanno accolto positivamente la decisione della Generalitat, promettendo di garantire l'apertura dei seggi e il regolare svolgimento delle votazioni. La Procura di Stato nazionale ha aperto un fascicolo nei loro confronti, mentre Madrid ha dato un ultimatum finanziario alla comunità regionale.
No hay comentarios:
Publicar un comentario
No se admiten comentarios con datos personales como teléfonos, direcciones o publicidad encubierta